Caso Yara Gambirasio: il Pg della Cassazione chiede la conferma dell’ergastolo per Massimo Bossetti

Il sostituto procuratore generale, dopo aver ripercorso gli ultimi momenti di vita di Yara, ha chiesto la conferma dell’ergastolo per Massimo Bossetti, affermando che “non ha avuto nessun moto di pietà  e ha lasciato morire Yara in quel campo”.

Il muratore di Mapello è già  stato condannato al carcere a vita in primo e secondo grado, per il brutale omicidio della 13enne Yara Gambirasio, il cui corpo senza vita è stato rinvenuto in un campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011. La ragazzina era scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, dopo un allenamento di ginnastica artistica.

Le tracce biologiche sul corpo di Yara

Al momento del ritrovamento, sul corpo senza vita della giovane erano state rinvenute tracce biologiche, dalle quali si è risaliti al Dna del cosiddetto ignoto 1, che corrispondeva in parte a quello rinvenuto su di una marca da bollo di un uomo deceduto nel 1999, ovvero Giuseppe Guerinoni. Si è pensato, quindi, ad un possibile figlio illegittimo. Tale intuizione ha portato ad una serie di prelievi a tappeto, fino a quando si è arrivati alla figura di Massimo Bossetti, che è stato arrestato nel giugno del 2014. Tuttavia, non è stato solo il Dna ad incastrare l’uomo, ma anche alcune riprese di una videocamera, posta nei pressi della palestra in cui si stava allenando Yara, poco prima della scomparsa, in cui compare il furgone dell’imputato. Tuttavia, Bossetti si è sempre dichiarato innocente.

Secondo il Pg della Cassazione le prove biologiche sarebbero dirimenti. La Procura, del resto, ha fatto decadere, pezzo dopo pezzo, i 23 motivi del ricorso della difesa attuati per scagionare Massimo Bossetti, opponendosi alla sentenza di colpevolezza del 18 luglio 2017. I rilievi effettuati dal Ris, infatti, avrebbero prodotto risultati che non possono essere confutati. Inoltre, in replica ai difensori di Bossetti,che hanno lamentato la mancanza del Dna mitocondriale, il Pg ha sottolineato che il “Dna nucleare è maggiormente identificativo della persona”.

Tuttavia, la cosa che più ha lasciato perplesso il procuratore generale della Cassazione sono i tanti “non ricordo” pronunciati dall’imputato, in quanto, a fronte di un evento cosଠ“dirompente”, come quello, appunto, della scomparsa e della morte di Yara, che ha sollevato grande clamore, sia impossibile non ricordare. E ha tenuto a precisare che “è come se a ciascuno di noi chiedessero cosa stavamo facendo l’11 settembre quando sono crollate le Torri Gemelle”.

Le parole di Bossetti

Bossetti si è detto “fiducioso“, ma al contempo anche “molto timoroso“, e ha richiesto che gli venisse fatta fare la perizia, cosଠda poter dimostrare la sua innocenza. L’avvocato dell’accusato, Claudio Salvagni, ha fatto richiesta di annullamento della sentenza e di assoluzione dell’imputato. ” Un provvedimento di annullamento – ha dichiarato il legale dell’uomo – sarebbe impopolare ma coraggioso. La gente vuole un colpevole e se Bossetti viene scagionato il colpevole non ci sarebbe”. Inoltre, il penalista, che è “convinto dell’innocenza di Bossetti” ha aggiunto: “Una sentenza deve dare risposte logiche e scientifiche e se queste non ci sono annullarla è doveroso”.

Per ora l’imputato rimane in attesa del verdetto della Suprema Corte nel carcere di Bergamo, dove è detenuto ormai da diversi anni. A lui si unisce la famiglia, che spera che questo incubo possa avere fine.